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Attenti imprenditori: Residenti messi giù a 90º

La farsa della “facilitazione dei visti” e lo scandalo degli italiani espulsi dalla Russia senza giusta causa con la complicità delle istituzioni europee.

La Russia, con il “crollare” dell’Unione Sovietica, ha aperto amorevolmente le proprie porte agli stranieri, agli investitori occidentali, ai rapporti di collaborazione ed amicizia, noi stessi in passato ci siamo adoperati in iniziative patrocinati dalle istituzioni italiane, in progetti inerenti l’esportazione del tipico modello italiano del distretto industriale e della piccola e media impresa, nella realizzazione di progetti d’amicizia scaturiti dal gemellaggio tra realtà italiane e russe, iniziative di carattere turistico ed imprenditoriale, fiere e seminari che spesso hanno trovato punti in comune tra le diverse realtà, e tutto è sempre andato bene con risultati proficui da entrambi le parti.
Tutto prometteva bene, anzi benissimo, e ancor di più da quando Vladimir Vladimirovič Putin (uomo forte, ammirato, dimostratosi capace di far risorgere un intera Nazione dalle proprie ceneri), nel 2000 venne eletto presidente della Federazione Russa e nacque un’importante “amicizia personale” con l’allora premier Silio Berlusoni. Fin da subito la stampa parlò molto positivamente di questo avvenimento, si arrivò addirittura a ventilare l’ipotesi dell’abolizione dei visti d’ingresso tra i cittadini dei due Paesi, ma stranamente, per non dire sorprendentemente, esattamente da quel momento, le cose per i cittadini italiani diretti in Russia o gia stabilitisi sul posto, si complicarono notevolmente: Il visto d’ingresso per la Federazione Russa cessò d’essere un semplice foglietto volante separato dal passaporto, ma divenne un adesivo direttamente apportato sul passaporto e timbrato sul bordo, in modo che l’interessato all’atto della richiesta veniva costretto a lasciare obbligatoriamente in Consolato l’originale del passaporto (e quindi obbligato a rientrare in Italia e non muoversi fino all’ottenimento del visto dato che agli Italiani è concesso possedere un unico passaporto, indipendentemente dalle loro necessità di viaggiare), venne altresì introdotta da parte russa, la famigerata carta d’immigrazione prima del tutto inesistente (una formalità incomprensibile non essendo altro che un doppione cartaceo d’un qualche cosa che avviene già in maniera informatizzata quando lo straniero superando il valico di confine sia in entrata che in uscita, si vede registrare i propri spostamenti nel computer doganale connesso alla rete nazionale d’ispezione, e i timbri sul passaporto sono già comunque un valido comprovante per un eventuale controllo spicciolo), venne inoltre introdotto un permesso di circolazione temporaneo di brevissima durata per i veicoli stranieri in ingresso in Russia, permesso dalla validità spesso persino inferiore a quella del visto turistico concesso al proprietari del veicolo, che veniva così obbligato a diventar matto per capire dove e come prorogare questo permesso una volta giunto a destinazione, cosa assolutamente non facile sia per i problemi in cui lo straniero può incappare per via della lingua non facile, ma soprattutto per la collocazione geografica degli uffici preposti alla proroga: Chi per esempio diretto in camper verso qualche stupenda località Russa immersa nel verde, se conta di rimanervi per più di due settimane, deve obbligatoriamente far capolino fino a Mosca o San Pietroburgo e lasciare li il proprio veicolo per l’intera giornata in cui viene espletata la pratica burocratica che benché sia gratuita, di norma avviene tramite una agenzia che s’infrappone rendendo esosa una formalità che poteva benissimo essere espletata al confine al momento dell’ingresso con un permesso di circolazione valido per l’intera validità del viaggio.
Vista questa “grande amicizia” tra i due popoli e i due grandi leader, che di fatto a noi Italiani c’ha comportato il complicarsi di tutta una serie di situazioni che fino al 2001 erano di fatto semplicissime, non appena nel 2006 venne proclamato con squilli di trombe (e tanto di foto sui giornali di diplomatici in doppiopetto belli e sorridenti mentre si scambiavano la stretta di mano), un magnifico accordo in materia di “facilitazione dei visti” tra Unione Europea e Federazione Russa (qui trovate il testo integrale), gli italiani in Russia e quelli che avevano avviato cospicue relazioni d’affari, in quel preciso istante si “toccarono tutti le palle” facendo contemporaneamente tre sputi per terra in segno di scaramanzia! Tutto ciò ancor più per via del fatto che tale accordo detto di “facilitazione” non vedeva come fautore qualcuno d’un Paese europeo qualsiasi, ma veniva “realizzato” su iniziativa dall’italiano Franco Frattini nelle vesti di vicepresidente della Commissione Europea, ragion per cui non appena a Mosca e San Pietroburgo tra la comunità italiana iscritta AIRE si sparse la voce di tale intesa, ancor prima che venne reso noto il testo, molti connazionali incominciarono ad inveire e a disperarsi lanciando grida atroci dalle proprie abitazioni per poi riversarsi in strada gridando a squarcia gola “Nooo, nooo! Ma ché cavolo!!”.
Non appena venne reso noto il testo dell’accordo, noi stessi interpellammo il Console Generale d’Italia a San Pietroburgo, dott.Massimo Drei in merito all’accaduto, il quale “cadde dal pero” garantendo che non solo i giochi erano stati fatti senza interpellare la comunità italiana già residente in Russia sulla base di visti annuali valevoli illimitatamente (365 giorni), ma addirittura tenendo il Consolato all’oscuro di ciò che stava accadendo.
Ecco ciò che questo maledetto accordo, dal titolo ironico “di facilitazione dei visti tra UE e Russia”, di fatto è andato a modificare peggiorando incredibilmente la situazione precedente al punto tale che quei pochi italiani che in passato avevano guardato con grande ammirazione a questo bellissimo Paese, investendo, acquistandovi casa, immobili ad uso commerciale oppure divenendo titolari di società, si sono visti improvvisamente privi dei requisiti necessari per rimanere sul territorio russo per più di tre mesi su sei (la regola introdotta dei massimo 90 giorni su 180), di fatto quindi innumerevoli connazionali si sono visti sbattuti di fuori a calci nel sedere dopo magari aver gia risieduto regolarmente in Russia per diversi anni sulla base di visti ottenuti nel periodo precedente a tale intesa e che quindi avevano una effettiva validità annuale senza limiti di ingresso, ed era altresì semplice ottenere la cosiddetta “registrazione temporanea” annuale e non limitata ai 90 giorni come avviene invece tuttora.
Allo stato attuale, tutti coloro che in passato risiedevano in Russia sulla base dei visti annuali, si sono visti improvvisamente decadere i propri requisiti per una permanenza continuativa, fortunatamente per chi invece in Russia vi soggiorna con un titolo diverso dal visto, in particolar modo chi coniugato con un cittadino russo o chi ha un permesso di lavoro si é salvato, però è incredibile che chi per esempio risulta titolare d’una azienda non ha più alcun titolo per rimanervi in pianta stabile, mentre invece paradossalmente il suo dipendente straniero sì! Questo perché essere titolari o avere un reddito d’impresa non significa affatto “lavorare”, cosa che invece richiede dei permessi difficili da ottenere “regolarmente”, nonché occorre ricadere nelle quote previste per la regione, quote che in Russia non sono affatto divise per nazionalità come invece facciamo noi in Italia, quindi l’esigua comunità italiana lì per lavoro si vede anche costretta a combattere dentro un sistema di quote che le varie agenzie di malaffare mettono all’asta cercando di trarne lauti profitti, mentre gli imprenditori o investitori non cadendo in nessuna normativa contemplata dalla Federazione Russa, non hanno alcun titolo per soggiornarvi.
Un altra cosa che la comunità italiana in Russia non è ancora riuscita a capire, è: “Come mai prima di tale accordo detto di facilitazione, i cittadini italiani presentandosi al consolato russo con tutti i documenti necessari riuscivano ad attenere il visto anche immediatamente pagando i diritti per l’urgenza, mentre ora la procedura richiede comunque alcuni giorni?”, e ancora: “Come mai prima di tale accordo i cittadini italiani potevano chiedere il visto per la Russia preso qualsiasi consolato russo in giro per il mondo, mentre ora occorre per forza di cose chiederlo in Italia? (per chi per esempio dimora a San Pietroburgo risulta più comodo e meno dispendioso andare a fare il visto in Finlandia o a Narva in Estonia)”, e poi un’altra domanda: “In cosa consiste questa facilitazione?”; La situazione attuale dell’esigua comunità italiana che nonostante tutto ha mantenuto i propri interessi in Russia è che nel caso dovesse circolare nuovamente voce inerente l’introduzione di “agevolazioni” o “facilitazioni” tra Italia e Russia, si impicca tutta dalla paura!
Se Franco Frattini, quando mise in piedi tale accordo, anziché far tutto di nascosto, avesse invece interpellato le varie comunità italiane in Russia, tra le tante cose, avrebbe con stupore scoperto fatti alquanto insoliti come per esempio che tra tutte le metropoli al mondo con più di un milione d’abitanti, San Pietroburgo con soli 130 residenti iscritti AIRE (2006) era la seconda al mondo per minor numero d’italiani residenti nonché quella con la minor concentrazione di italiani rispetto la popolazione! L’unica città al mondo in cui troviamo una situazione peggior è Pyongyang nella Corea del Nord: “Che cavolo glie ne fregherà mai” ai russi di quei pochi italiani in Russia tranquilli, regolari e che spendono i propri risparmi, quando sono invece alle prese con problemi veri come le milioni di persone clandestine provenienti dai paesi della CSI  che invadono Mosca e San Pietroburgo? Non era meglio quindi trattare con i Russia un qualche cosa che avrebbe invece veramente migliorato la situazione dei connazionali?
La comunità italiana in Russia si è gia più volte rivolta alle istituzioni per avere una risposta concreta in merito a ciò che è successo, tutto sembra essere invano, la stampa non ne ha parlato, tutto è stato messo a tacere, nessuno dice nulla, un comportamento per così dire “omertoso”, tuttavia se qualcuno a livello istituzionale volesse fornire spiegazioni o commentare questo articolo, saremo più che contenti di mettere a disposizione uno spazio per spiegazioni e repliche costruttive e d’aiuto a tutti!
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