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La farsa della “facilitazione dei visti”

Italiani, tutti fregati con le proprie mani!

Nel 2006,  Franco Frattini nel ruolo di vicepresidente della Commissione Europea, si rivolse ai russi dicendo loro: “Voi dovete snellirvi, modernizzarvi, scrollarvi di dosso la polvere, dare un taglio al retaggio dell’apparato sovietico! Prendete ad esempio l'Europa, una macchia snella ed efficiente!”, tutte parole pronunciate senza assolutamente sapere che il sistema per ottenere i visti d'ingresso per la Russia era estremamente più efficiente e snello rispetto a quello adottato dall'Unione Europea.
A questo punto i Russi risposero: “Va bene! Visto che voi siete così avanti, diteci cosa dobbiamo fare! Dai che facciamo un accordo bilaterale in modo da snellire e facilitare i visti d’ingresso!  Preparate voi il testo, e noi lo firmiamo così com'è, andiamo sulla fiducia, dopotutto siete voi i rimodernatori, no?”.
Frattini, chiaramente fece tutto ciò in buona fede, imbeccando i russi in un accordo che a lui stesso fu imbeccato dagli unici che teoricamente potevano aver competenza ed esperienza nel settore perché la problematica dei visti pesava sulla propria pelle, parliamo degli imprenditori delle grosse aziende italiane, quelle aziende che muovono milioni di euro ma che purtroppo vedono ai propri vertici dei benemeriti pellegrini giunti in Russia comportandosi esattamente come il classico “italico” che viaggia con in valigia il formaggio grana, la bottiglia di vino e i collant da omaggiare alle ragazze e per di più in ogni occasione buona, ne approfitta per manifestare il proprio disappunto sull’apparato burocratico russo, senza tuttavia aver nessuna cognizione in materia trattandosi questi di puri atti di superbia.
Approvato l’accordo dal nome ironico “sulla facilitazione dei visti” che di fatto ha inguaiato la quasi totalità degli italiani che fino ad allora vivevano in Russia tranquillamente e legalmente con visti e registrazioni annuali valevoli 365 giorni, ecco che coloro che hanno combinato il patatrac (le associazioni di “pellegrini” con il formaggio grana in valigia) cercano ora di porvi rimedio tentando di mettersi in salvo da un lato e dall’altro cercando pure di salvarsi la faccia asserendo spudoratamente che l’accordo sulla facilitazione dei visti da loro imbeccato ai russi, andava fatto perché migliora sostanzialmente le cose rispetto a prima! Emblematica a tal proposito è la lettera inviata al presidente della federazione russa da parte del GIM-Unimpresa (testo integrale qui: http://www.vistirussia.com/?p=16&a=48&t=LetteraaMedvedev), nella quale si presentano con il cappello in mano, prostrandosi e supplicando un trattamento migliore e quote immigratorie divise per nazionalità, ma quando hanno proposto un differente regime dei visti non hanno pensato alle conseguenze? Poi a dire il vero, per i dipendenti italiani del quadro direttivo e gli addetti nei quadri tecnici, indipendentemente dall’adozione del nuovo regime dei visti, non cambia assolutamente nulla dato che loro anche prima, volendo fare le cose in regola, dovevano sottoporsi a tutta la parte burocratica volta a regolare la propria permanenza in Russia in qualità di lavoratori, semmai il nuovo regime dei visti va ad infierire sugli altri poveri connazionali con situazioni differenti e che ora non hanno più modo di permanere in Russia in maniera continuativa, parliamo anche di categorie importanti come possono essere per esempio i proprietari di aziende, i titolari di negozi, i proprietari terrieri e chiunque in Russia comunque abbia rendite dichiarate e regolari provenienti dai propri possedimenti pur non lavorando in nessun modo sia nei quadri dirigenti o in altre mansioni (avere rendite in Russia non da titolo nemmeno ai fini d’ottenere un visto turistico). In poche parole il benestante investitore che gira con la camicia di seta e che fino al 2006 poteva permanere in Russia sulla basi di visti per affari, in Russia non può più risiedervi perentoriamente se non con soluzioni fittizie, come potrebbe essere quella di farsi passare per un lavoratore, soluzione che comunque non è adottabile per chi intende agire onestamente senza quindi passare per l’agenzia con le mani in pasta sempre pronta a fare carte false pur di raggiungere lo scopo. I dirigenti delle aziende, imbeccando i russi sulle direttive in maniera dei visti, non solo non hanno ottenuto alcun beneficio, ma hanno anche inguaiato i proprietari delle aziende e investitori che fino a prima erano legittimati a risiedere in Russia con visti per affari, un visto che veniva concesso illimitatamente a tutti coloro che intendevano valutare opportunità ed eventuali investimenti senza svolgere un lavoro: Combinato il patatrac, i signori “pellegrini” ora cercano di salvarsi la pellaccia senza pensare agli altri e non ammettendo assolutamente d’aver inguaiato non solo i connazionali, ma anche gli altri cittadini dell’Unione Europea che stanno sulla stessa barca, ma il negare spudoratamente ciò che hanno combinato, non eviterà loro di salvarsi dal linciaggio morale! Per colpa di questi signori, tra i cittadini dell’Unione Europea ora si contano innumerevoli soggetti costretti ad abbandonare il Paese, pur avendo vissuto in Russia per anni regolarmente, senza che quindi venisse mai contestata loro alcuna infrazione, e i responsabili di tutto ciò si nascondono camuffando le cose, asserendo quindi che la situazione di prima non era affatto regolare! Che pena vedere ora questi “pellegrini” prostrarsi per chiedere cose che a loro non verranno mai concesse perché in primis la Russia non può concedere quote migratorie suddivise per nazionalità in quanto il paragrafo 2 dell’articolo 19 della costituzione russa sancisce l’uguaglianza della persona anche per nazionalità, il che significa che tutti gli stranieri debbano per forza di cose finire in un unico “calderone” dentro il quale tutti sono trattati allo stesso modo, un “calderone” nel quale la cittadinanza non centra nulla al fine di rientrare nelle quote, ma a spuntarla sarà il singolo individuo che ha più diritto degli altri sulla base dei criteri adottati, la creazione di più calderoni divisi per nazionalità come invece vorrebbero i signori “pellegrini” che stanno tentando di mettersi in salvo a pasticcio fatto, benché sarebbe una soluzione che metterebbe italiani e russi in condizioni di reciprocità, è semplicemente non adottabile dal punto di vista costituzionale.
La lobby delle multinazionali italiane in Russia che si sono permesse di suggerire ai russi provvedimenti inopportuni in materia dei visti, sono di fatto formate da impiegati nelle alte sfere direttive in trasferta estera, in pratica parliamo di lavoratori, e in qualità di salariati avrebbero fatto bene a non impicciarsi affatto in questioni che non riguardano loro dato che la materia de visti annuali per affari e commercio, interessa gli investitori che non lavorano. Il fatto che la quasi totalità di questi lavoratori, per regolare la propria permanenza in Russia, abbia utilizzato l’escamotage dei visti annuali anziché regolare la propria posizione in qualità di salariati, non dovrebbe dare ora loro il diritto d’asserire impudentemente (per salvarsi la faccia), che la situazione dei visti annuali senza il limite dei 90 giorni su 180, non era “regolare”, se non lo era, non lo era per loro che in qualità di lavoratori già allora avrebbero dovuto inquadrarsi diversamente, quindi sottostando alle quote, alle visite sanitarie e a tutto il resto!
Non per ultimo, occorre precisare che una volta che gli investitori italiani hanno aperto li le loro aziende e le loro filiali, ai russi fa maggiormente comodo che nei quadri direttivi e tecnici venga messo del personale russo anziché “pellegrini” in giacca e cravatta che nel XXI secolo se ne girano ancora con i collant e i profumini da omaggiare alle ragazze.
Per concludere, ogni qualvolta che i russi hanno cambiato qualche cosa su suggerimento dei signori della UE, le cose anziché migliorare sono sempre peggiorate catastroficamente, la nostra paura è che anche questa volta sarà così o che comunque la lobby dei dirigenti delle grosse imprese, tenterà di mettere in salvo esclusivamente se stessa, infischiandosene di tutti gli altri che sono stati rovinati per colpa loro e che tuttora sperano utopicamente che le cose ritornino a come erano prima degli accordi del 2006 quando si poteva ottenere un visto annuale d’urgenza in meno di mezz’ora e soprattutto con validità non limitata a 90 giorni su 180.

Considerazioni

Il nostro network, con oltre 30.000 iscritti (in data 2009) e migliaia di visitatori giornalieri, rappresenta la più grande associazione in lingua italiana concernete la Russia, qui scrivono e ci seguono il più grande numero di italiani che operano in Russia nel settore imprenditoriale, affari, commercio o che si interessano di quanto concerne la Russia a titolo sia culturale che affettivo.
Il provvedimento che limita la permanenza dei cittadini Europei a massimo 90 giorni sul territorio della Federazione Russa, non si compie a livello legislativo, ma è il frutto di un semplice accordo tra le parti proposto dalla UE, a tal proposito occorre precisare che l’articolo 5 della legge federale russa n.115 datata 25/7/2002 (http://www.rg.ru/oficial/doc/federal_zak/115-fz.shtm), prevede un limite di permanenza sul territorio di massimo 90 giorni solo ed esclusivamente per chi non soggetto al visto d’ingresso, non vi sono riportate sul testo unico di legge altre limitazioni di questo genere, che però figurano esclusivamente nell'accordo promosso da Frattini, tant’è che i cittadini non europei continuano a ricevere i visti come prima dell'accordo di facilitazione che coinvolge esclusivamente UE e Russia.
Parlando di reciprocità, va precisato che la legislazione italiana a tal proposito è molto più morbida di quella russa prevedendo addirittura il visto per residenza elettiva (http://www.permessodisoggiorno.net/visto-resid.elet.html ).
A testimonianza della durezza da parte della normativa russa, riceviamo in continuazione richieste d’assistenza da parte di emigranti italiani in Russia, che per complessità non trovano nessun corrispettivo in UE, ne a livello legislativo e ne tento meno burocratico; A riprova del trattamento iniquo tra UE e Russia  si vedano le FAQ inerenti le richieste d’assistenza pubblicate su http://www.vistorussia.com/  .
Allo stato attuale - per quanto concerne i visti - non è possibile parlare di compimento delle  condizioni di reciprocità in quanto come noto, i cittadini Russi titolari di imprese italiane (quindi gente facoltosa che in Italia non ha bisogno di lavorare), possono tutti richiedere il visto per residenza elettiva, tale tipologia di visto non trova alcun corrispettivo nella normativa russa, mentre per quanto riguarda i visti per turismo, in UE hanno una validità fino a tre mesi, in Russia uno, per non parlare poi delle differenze intrinseche nell’ottenere permessi per cure mediche e altre casistiche minori. Anche qualora le normative inerenti i visti d’ingresso venissero equiparate tramite una serie di normative, per quanto riguarda il fattore di reciprocità l’ago della bilancia penderebbe comunque in favore dei russi dato che l’Unione Europea adotta meccanismi molto meno restrittivi e più accessibili per ciò che riguarda tutti gli altri titoli al fine di una permanenza regolare degli stranieri sul territorio, a tal proposito c'è da dire che i cittadini russi che in Italia hanno un proprio business entrano in possesso “sistematicamente” anche del passaporto italiano che ottengono facilmente con il matrimonio, e quindi a loro il visto più di tanto non interessa (dal ’91 ad oggi, ovvero a partire dal crollo dell’Unione Sovietica, oltre 18.000 russi hanno ottenuto il passaporto italiano, viceversa sono solo 4 gli italiani che hanno ottenuto la cittadinanza russa), mentre gli italiani in Russia sono impossibilitati nell’ottenere le cittadinanza russa mantenendo quella italiana. Caso Emblematico è che tutti i russi che hanno la villa in Sardegna, guarda caso sono in possesso anche del passaporto Italiano o di altro paese europeo (attualmente è in voga quello bulgaro in quanto per i russi è facile da ottenere e la Bulgaria da poco è entrata a far parte nell’Unione Europea) e quindi vanno e vengono liberamente come vogliono (senza visto).
Per completezza d’informazione occorre toccare anche il tasto dolente dei permessi di lavoro, che in Russia devono essere ottenuti sia dal lavoratore ma soprattutto dall’impresa che obbligatoriamente necessita del consenso ad assumere un lavoratore straniero e tale permesso viene dato solo ed esclusivamente se nelle liste di collocamento locali non vi figurano elementi idonei in attesa d’occupazione (quindi mai), ecco quindi che le imprese italiane si affidano ad agenzia che fanno carte false per far figurare richieste di personale con caratteristiche introvabili sul territorio (per esempio: 3 lauree, 7 lingue, ecc..), e poi guarda caso dall’Italia saltano fuori gli impiegati competenti per quelle mansioni (muniti d’attestati farlocchi).. Alla fin fine gli italiani in Russia impiegati nei quadri dirigenti e tecnici sono per la maggior parte  irregolari e questi, nel cercare di “salvarsi la pellaccia” hanno messo nei pasticci anche gli altri connazionali che magari in Russia vi andavano solo per investire senza però svolgere alcun impiego... La Russia imbeccata dall’Unione Europea e dalle lobbie delle grosse imprese italiane (si veda GIM-Unimpresa) che hanno agito più per superbia che per cognizione di causa, ha cambiato le carte in tavola a giochi fatti mettendo in serie difficoltà gli italiani che fin prima riuscivano a compiere i propri affari permanendovi con i visti annuali.
Le imprese italiane devono essere consapevoli, che se in Russia ci vogliono andare, devono utilizzare personale russo, sia nei quadri dirigenti che tecnici.. i signori con in valigia il formaggio grana e la bottiglia di vino, non sono graditi! Ed è importantissimo che si diffonda correttamente questa informazione in modo da consentire all’imprenditoria italiana di fare le dovute considerazioni prima ancora di puntare ad un mercato che riserverà grossi problematico nel caso in cui non ci si renda da subito consapevoli di questi aspetti di importanza fondamentale. A tal proposito occorre anche dire che molto spesso forum e seminari, hanno maliziosamente attirato investitori italiani in Russia omettendo di discutere sulle problematiche a cui andranno in contro costoro in materia d’immigrazione, nel caso decidessero d’impiegare personale italiano.

Lo sforzo da parte dell’Unione nell’imbeccare i russi nell’adottare criteri più restrittivi in materia d’immigrazione è stato giustificato dai fautori come l’essere questo un impegno nello spingere i russi all’“adeguamento” con le normative dell’Unione Europea, me in quel contesto il termine “adeguamento”, risulta fortemente inappropriata e come minimo andrebbe messo tra virgolette. Com’è possibile parlare di “adeguamento” in un ambito nel quale i soggetti sono autocefali? Il gesto di qui sopra, in termine tecnico viene definito come “ingerenza”: La Federazione Russa, non è affatto uno stato aderente all’UE (non figura nemmeno tra quelli candidati), ma bensì rappresenta una confederazione autonoma di stati e regioni e non ha nessun vincolo d’adeguamento (come non lo ha l'UE di adeguarsi a normative russe).

Ha scaturito stupore vedere coinvolta GIM-Unimpresa in tale azione d’ingerenza in quanto gli impiegati nei quadri direttivi o tecnici in servizio presso le imprese appartenenti a codesta associazione, non hanno nulla a che vedere con i visti! E’ da capire quindi, come mai si siano impicciati nella faccenda dato che la materia dei visti è un argomento che non li coinvolge: La loro é prevalentemente tutta “gente” chi in Russia va a lavorare (ciò lo si evince dalla lettera che hanno inoltrato al presidente Medvedev) e in qualità di lavoratori sono assoggettati al permesso di residenza provvisorio e al permesso di lavoro; Il visto business annuale invece andava comodo a chi in Russia vi giungeva per investire pur non lavorando.
Allo stato attuale, ai signori di qui sopra (GIM-Unimpresa) non è cambiato nulla dato che questi in Russia vi risiedono per lavoro, mentre invece hanno “rotto le uova nel paniere” a chi in Russia ha investito o ci va per valutare le possibilità che offre il mercato e aprire un piccolo business senza però lavorare (magari assumendo personale russo).
E’ assurdo suggerire ai russi duo o tre normative in stampo europeo quando tutto il complesso legislativo non è coerente: In Europa ci sta anche bene il limite dei 90 giorni di permanenza perché poi è facile ottenere persino la cittadinanza (per esempio a seguito di matrimonio o ricongiungimento familiare), o conseguire altro titolo per permanere in loco, poi va anche detto che la realtà russa è ben diversa da quella europea, quindi qualsiasi suggerimento di “copiatura” della normativa europea risulta inopportuno proprio perché risulterebbe poco realistico se considerate le circostanze e il contesto, basti pensare alla carenza demografica che affligge la Federazione, parliamo di una densità stimata in soli sei abitanti per chilometro quadrato contro per esempio i circa 180 dell’Italia. Intere regioni della Russia, persino della Russia Europea e quelle a ridosso con il confine UE (non parliamo poi di quella asiatica dove la situazione è “da paura”), necessitano fortemente di immigrazione “buona” proveniente dai paesi UE per migliorare la propria condizione sociale ed economiche dato che la popolazione autoctona, oltre ad essere perlopiù inetta (a causa del recente passato sotto il regime sovietico), è alle prese con grossi problemi sociali quali alcolismo, ragazze madri abbandonate e abbandono in massa di minori, oltre ciò la popolazione sta emigrando tutta verso San Pietroburgo e Mosca fatta eccezione per le persone anziane costrette a rimane in uno stato di quasi abbandono.. stanno sorgendo un sacco di villaggi fantasma (senza nemmeno un residente, o con pochi anziani), e sarebbe auspicabile che perlomeno per quelle zone (che coprono il 95% della Russia) risultasse abbastanza semplice immigrare.
L’Italia di recente ha dato facoltà a 500.000 badanti in prevalenza ucraine e russe, presenti illegalmente nel territorio, di regolarizzare la propria permanenza e in Europa sono state adottate altre iniziative di questo genere. la Russia a livello di reciprocità che ha fatto? A parte la sproporzione dei numeri, come si fa a suggerire a un Paese con un grave problema di carenza demografica, di limitare a 90 giorni su 180 la presenza di soggetti con visti business e affari, che al Paese fanno solo bene? Ironia della sorte, la Russia ha problemi correlati all’immigrazione solo con gli immigrati non soggetti a visto (provenienti dell’area CSI), mentre non sussiste nessun problema con quelli dell’Unione Europea che invece si vedono alle prese con un sacco di restrizioni, la maggiore delle quali quella introdotta su suggerimento di Frattini che limita la permanenza dei nostri connazionali a 90 giorni su 180.

Per quanto riguarda invece GIM-Unimpresa (Eni, Enel, Finmeccanica, Indesit, Unicedit e Banca Intesa - San Paolo, ecc.), è interessante segnalare al pubblico l’emblematica lettera inviata da questi in data diciotto maggio 2009 al presidente russo Medvedev, nella quale si presentano con il cappello in mano implorando un trattamento migliore! (Il testo integral: http://www.vistirussia.com/?p=16&a=48&t=LetteraaMedvedev ). Si sono fregati con le proprie mani! Tutto ciò dopo soli tre giorni dall’incontro a Sochi avvenuto tra il primo ministro Vladimir Putin e il premier Silvio Berlusconi per parlare del gasdotto con partecipazione da parte di Eni che attraverserà il Mar Nero.

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